Dopo il primo seminario sulla sicurezza consapevole, oggi pubblico il mio primo articolo relativo alla sicurezza consapevole
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Questo articolo farà parte di una collana contenente diversi articoli, e suddivisa in più puntate. Questo per agevolare la lettura, ma anche per lasciare il giusto tempo per digerire questi nuovi concetti.
Mi piace cominciare questa prima puntata parlando un po’ della mia storia come imprenditore, della mia “business soul” (per essere poetici) ma soprattutto per introdurre a questo nuovo modo di pensare l’azienda. E quindi, cominciamo..
Ho creato un’azienda, ormai più di dieci anni fa, partendo dal sottoscritto, dalla mia cultura e formazione sia in ambito chimico sia in ambito di Salute-Sicurezza e Ambiente grazie alle mie precedenti esperienze lavorative.
Ero convinto di fare il consulente – libero professionista ed invece, vuoi per alcune congiunture di mercato e vuoi per doti che persino io non pensavo di avere, mi sono ritrovato a capo di un’[tooltip hint=”Alle attività di marketing. Ovvero all’elaborazione e al trattamento dei dati da parte di Normachem Srl per le finalità di marketing di cui al punto b) del paragrafo Finalità del Trattamento, con le modalità di trattamento previste, cartacee, automatizzate e telematiche, a mezzo posta ordinaria od elettronica, telefono e qualsiasi altro canale informatico.”]Azienda[/tooltip] in continua crescita che guarda sempre più anche ai mercati internazionali.
Una crescita repentina comporta però importanti cambiamenti soprattutto in ambito organizzativo e relazionale: un capo deve infatti prendere decisioni giuste, a volte importanti, e deve sempre saper gestire bene i propri collaboratori facendoli crescere e motivare.
Questo è quello che la gente si aspetta da un capo e forse era quello che ho pensato per lungo tempo anch’io.
Peccato che, sviluppandosi sempre di più l’Azienda, iniziarono a intensificarsi ed aumentare a dismisura le relazioni ed i confronti con le persone (dipendenti, clienti, consulenti, fornitori, ecc.). Le relazioni umane, le attese e le dipendenze, i conflitti e la mancanza di autonomia sono solo alcune delle questioni che sempre di più impegnavano il mio tempo e le mie energie.
Affrontavo praticamente le cose con una leadership da “genitore affettivo”: un po’ iperprotettivo e un po’ super eroe.
Quello che stava diventando per me difficoltoso non era tanto la gestione della parte “tecnica” che mi riusciva “bene” anche grazie al mio bagaglio culturale arricchito da anni di esperienza, ma la parte relazionale e forse anche l’idea che avevo di Leader; stavo diventando io stesso il “tappo” allo sviluppo e alla crescita dell’azienda che avevo creato.
Quando mi sono reso conto di questo, quando ho preso consapevolezza di questo ecco che ho trovato una persona (Cesare Caterisano) e la sua Azienda (Loghya) che mi hanno proposto un approccio alla Leadership nuovo. Sicuramente nuovo per me e, con l’esperienza maturata in questi ultimi cinque anni, forse nuovo per moltissimi imprenditori/manager.
Solamente rimettendo in connessione i bisogni e gli scopi personali con gli obiettivi professionali e ricostruendo il “patto” relazionale tra individui e organizzazioni si può dare vita ad un Leader forte e illuminato in grado di condurre un’Azienda verso mercati sempre più complessi e internazionali.
La parola chiave è quindi l’INDIVIDUO. Rimettere l’essere umano al centro di tutto, il che significa, in un’organizzazione, dedicare tempo ed attenzione non solo all’ascolto e alla crescita dei collaboratori ma anche di noi stessi.
L’augurio che faccio ad un nuovo collaboratore all’entrata in azienda è che “… possa trovare un team e un ambiente lavorativo che gli permetta di sviluppare appieno le proprie attitudini permettendogli di sentirsi pienamente realizzato…”.
… a presto con il prossimo episodio!
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